I vitigni della Campania

I vitigni della Campania

Fiano di Avellino

La storia del vino in Campania vede centinaia di viticoltori che negli ultimi dieci anni hanno setacciato le campagne, acquistando vecchie vigne e cercando di salvare varietà quasi estinte portando ad un nuovo livello la quantità e qualità dei vini campani. La storia del Fiano è un modello speranzoso di come potrebbero essere queste varietà tra cinque o sei anni. Uva antichissima, il Fiano era infatti quasi estinto quando Alberto Mastroberardino percorse le colline di Avellino alla ricerca delle ultime viti. La sua prima vendemmia, nel 1945, produsse un totale di trenta bottiglie. Lentamente – molto lentamente – la fama del Fiano crebbe, senza dubbio grazie all’insolita mineralità del vino e al suo frutto delicato. L’uva è altamente espressiva e trova il suo apice nei terreni vulcanici e calcarei che circondano Avellino in Irpinia, nel nord-est della Campania. Il Fiano di Avellino è stato promosso a DOCG nel 2003. Quando è giovane, il Fiano si dimostra capace di essere atletico e flessuoso; quando invecchia, è comunque fresco ma leggermente più corposo, con note di mandorla ben sviluppate.

Greco di Tufo

Il Greco è un’uva bianca che trova il suo terreno ideale sulle colline vulcaniche dell’entroterra del Vesuvio. Queste colline sono la patria del Greco di Tufo, il vino più conosciuto della Campania. Se piantata ad alta quota, l’uva trova una mineralità e un’intensità eccezionali, e persino un po’ di affumicatura.

Falanghina

Ottenuta da un’antica uva bianca originaria della provincia di Benevento, la Falanghina è da tempo considerata il vino bianco campano di punta. Come monovarietale, la Falanghina può essere sapida e un po’ affumicata, magari anche con sapori, e si presta bene anche tagliata con altri vitigni. Tra le migliori espressioni di blend a base di Falanghina ci sono i vini Costa d’Amalfi Bianco, in cui è abbinata al Biancolella; Penisola Sorrentina Bianco, in cui gioca in coppia con il Greco e il Lacryma Christi Bianco, dove la Falanghina si armonizza con il Caprettone.

Aglianico

L’Aglianico è il vitigno predominante in Campania, in particolare nella zona di Avellino e dei suoi ventinove comuni, ma cresce dal Falerno del Massico a nord fino al Cilento a sud. Si trova soprattutto nei terreni vulcanici del Sannio, a ovest di Benevento e sede della denominazione Aglianico del Taburno, e sulle colline vulcanico-calcaree del Taurasi, l’altra delle due denominazioni rosse DOCG della Campania. Capace di espressioni sublimi, ma vulnerabile agli interventi smodati degli enologi – come è accaduto a molti produttori negli anni Novanta e Duemila – l’Aglianico può essere per l’Italia meridionale ciò che il Sangiovese è per la parte centrale del Paese o il Nebbiolo per l’Italia settentrionale: l’uva chiarificatrice della sua terra.

Piedirosso

Il Piedirosso, il cui nome deriva dal particolare colore dei raspi, è un’uva rossa che cresce quasi esclusivamente in Campania, sulle Colline Vesuviane e sui Campi Flegrei. È un’uva antica, citata persino da Plinio il Vecchio, coltivata in quantità limitata. L’uva viene spesso assemblata con l’Aglianico per temperare i toni più aspri di quest’ultimo, ma a volte funge da uva base, affidandosi all’Aglianico per rafforzarne il corpo. Come monovitigno, il Piedirosso si presenta come un vino rosso vivace con insolite note erbacee. I migliori Piedirossi provengono da terreni vulcanici, che permettono alle uve di maturare pienamente senza diventare eccessivamente alcoliche. A lungo attore secondario dell’Aglianico, il Piedirosso ha imparato a condividere il palcoscenico.